Cosa è il restauro? Le definizione di alcuni protagonisti

18 Jun 2018

Il dibattito sul significato e il ruolo del restauro è molto ampio. Scopriamo il pensiero di alcune delle figure che hanno contribuito negli ultimi lustri allo sviluppo di questa professione (*)

Roberto Cecchi
“Restauro è un’azione complessa che ha come esito l’eventualità di incidere su un bene. Tale azione dev’essere compatibile con la natura di quel bene e garantirne quanto più è possibile l’integrità materica, al fine di consentire la valorizzazione dei suoi contenuti culturali”.

Marco Dezzi Bardeschi
“Restauro (è) ogni intervento che si proponga l’obbiettivo della permanenza nel tempo, per quanto relativa, della consistenza fisica del Bene materiale ricevuto in eredità dalla storia, del quale si possa garantire la conservazione di ogni sua dotazione e componente in uso attivo (meglio quest’ultimo se originario o almeno comunque ad alta compatibilità e minimo consumo), da perseguire opportuni e calcolati nuovi apporti di progetto (funzionali, impiantistico-tecnologici, d’arredo), in vista della sua integrale trasmissione in efficienza al futuro”.

Paolo Fancelli
 “Il restauro (…) vuol dire tramandare al futuro ciò che, in positivo o in negativo -nei suoi valori o disvalori-, si ritiene comunque significante del passato. Nel contempo, un tale intervento rappresenta il momento metodologico del potenziale, vivido riconoscimento, in media rem, dell’oggetto-contesto storico ed eventualmente estetico”.

Amedeo Bellini
“Il “restauro” è l’esecuzione d’un progetto d’architettura che si applica a una preesistenza, compie su di essa tutte le operazioni tecniche idonee a conservarne la consistenza materiale, a ridurre i fattori estrineseci di degrado, per consegnarla alla fruizione come strumento di soddisfazione dei bisogni, con le alterazioni strettamente indispensabili, utilizzando studio preventivo e progetto come strumenti d’incremento della conoscenza”.

Giovanni Carbonara
“S’intende per “restauro” qualsiasi intervento volto a conservare e a trasmettere al futuro, facilitandone la lettura e senza cancellare le tracce del passaggio nel tempo, le opere d’interesse storico, artistico e ambientale; esso si fonda sul rispetto della sostanza antica e delle documentazioni autentiche costituite da tali opere, proponendosi, inoltre, come atto d’interpretazione critica non verbale ma espressa nel concreto operare. Più precisamente come ipotesi critica e proposizione sempre modificabile, senza che per essa si alteri irreversibilmente l’originale”

Stella Casiello
“Con il termine restauro definiamo il complesso degli interventi tecnico-scientifici volti a conservare le testimonianze materiali del passato e a garantirne la continuità temporale, avendo riconosciuto tali testimonianze come portatrici di valori da trasmettere al futuro”.

Paolo Marconi
“Restaurare vuol dire operare su un architettura o un contesto urbano al fine di conservarli a lungo, quando fossero degni di essere apprezzati e goduti dai nostri discendenti. L’operatore deve far si che l’oggetto del suo operare sia tramandato nelle migliori condizioni, anche ai fini della trasmissione dei significati che l’oggetto possiede”.

Gianfranco Spagnesi Cimbolli
“Il restauro dello spazio fisico costruito esistente consiste nella definizione di una nuova fase del suo processo di trasformazione, conosciuto attraverso la: un insieme di operazioni che sono condizionate dalla conservazione dell’autenticità documentaria di ogni singola fase riconosciuta del processo, sino a quella propria dell’attuale contemporaneità, in ragione della loro remissione al futuro”.

Paolo Torsello
“Il restauro è un sistema dei saperi e delle tecniche che ha per fine la tutela della possibilità d’interpretare l’opera in quanto fonte di cultura, in modo che sia conservata e attualizzata come origine permanente d’interrogazione e di trasformazione dei linguaggi che da essa apprendiamo”

(*) Le definizioni sono tratte dal saggio di Paolo Torsello “Che cos’è il restauro” (Marsilio, 2005)

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